Passiamo ora alle cappelle, alcune delle quali conservano ancora le colonne corinzie di marmo rosa appartenenti alla veste cinquecentesca.
Nella prima cappella a destra ammiriamo un'Annunciazione attribuita a Pececco de Rosa; vi è conservata anche un'antica statua di S. Donato in legno colorato ed un'altra di S. Apollonia in una custodia di vetro.
Nella seconda cappella vi è una tela raffigurante la Vergine con i Santi Pantaleone ed Antonio che G.A. Galante attribuisce al Sarnelli.
La terza cappella è dedicata a S. Gegorio Armeno: sull'altare vi è una tela opera di Francanzano. Il Santo appare seduto, nell'atto di leggere in un grande libro. Nelle pareti laterali si notano altre due tele, una raffigurante il re Tiridate con viso di maiale che supplica il Santo e l'altra il Santo gettato nel lago Artetax. Anche queste tele sono di Francanzano, mentre la volta è decorata da affreschi di F. De Maria.
La quarta cappeklla conserva una tela di Niccolò Malinconico, rappresentante la Vergine del Rosario tra due santi; il nome del pittore è visibile in basso a sinistra.
Dal lato opposto, la cappella accamto all'organo è dedicata a S. Benedetto; la tela che raffigura il Santo in preghiera, secondo Celano, <<stimasi del Ribera>>, R. Pane conferma l'attribuzione dell'opera al maestro spagnolo, mettendone in risalto il verismo.
La cappella successiva è detta della <<decollazione>> per una tavola cinquecentesca attribuita a Salvatore Buono e raffigurante la decapitazione di S. Giovanni Battista.
Interessante la cappella seguente ove si venera una miracolosa immagine del Cristo; trattasi di una struttura lignea del tardo quattrocento che pare appartenesse, secondo Celano, alla vecchia chiesa e che Pane definisce <<immagine drammatica e splendida>>.
L'ultima cappella presenta una Natività attribuita a Bernardo Lama o Marco Senese.
Magnifico è l'altare maggiore, opera di Dioniso Lazzari; la balaustra dell'altare, così come quella di molte cappelle laterali rappresenta un mirabile esempio dell'artigianato partenopeo per i trafori in marmo bianco.
A destra si nota una grande raggiera di ottone che sormonta una grata tripartita, superba realizzazione dei maestri ottonari napoletani, su disegno di Giuseppe Pollio.
E' il <<comunichino della badessa>> dietro il qualele monache ascoltavano la messa.
L'apertura al centro, circondata da una delineata cornice in marmo e fianche ggiata da due candelabri serviva alle monache per ricevere l'Eucarestia.
Sul lato opposto si ammira una vasta composizione ad olio di Luca Giordano raffigurante Mosè tra la gente ed in alto l'Eterno sostenuto da angeli.
La tela sull'altare maggiore è opera di Bernardino Lama, mentre le sante benedettine tra i finestroni della cupola, Mosè, Giosuè, Melchisedech e Ruth nelle lunette sono di Luca Giordano.
Gli affreschi della cupola, dello stesso autore, furino eseguiti, probabilmente due anni dopo quelli della chiesa di Santa Brigida; purtroppo la quasi totalità delle figure che ornavano l'interno della cupola è scomparsa e sono visibili, in basso, solo immagini di santi e di angeli.
Una menzione particolare merita il soffitto ligneo che, secondo un documento conservato nell'Archivio di Stato, fu iniziato nel 1580 e completato nel 1582. Esso, intagliato e dorato, contiene in quattro successivi incavi ovali, pitture di Teodoro Fiammingo che raffigurano, a partire dal lato dell'ingresso, l'Assunta in gloria, S.Benedetto tra S. Placido e S. Mauro, S. Gregorio benedicente e Gesù Calvario.
Volgiamo lo sguardo verso l'icavo che contorna in forma ovale il secondo dipinto: noteremo che esso è composto da una successione di archetti concavi, decorati con figurine; la metà di tali archetti è stata privata degli ornati.
Attraverso tali spazi corrispondenti al secondo coro, il cosiddetto coro d'inverno, le monache potevano vedere l'altare maggiore come attraverso una grata di legno.
Notevoli sono anche i due organi rifatti nel '700 e <<riccamente adornati di intagli dorati>>.
Prima di passare oltre, segnaliamo che nello spazio corrispondente all'ultima arcata a destra è stata ricavata, in epoca recente, una cappella ove si conservano, le spoglie di Santa Patrizia.
Passiamo all'ampia e bella sacrestia nella cui volta si può ammirare <<l'adorazione del sacramento>> il De Matteis.
Celano definisce questa chiesa << stanza di paradiso in terra >> e tale doveva apparire specialmente nei giorni festivi tra lo splendore degli arredi e degli argenti.
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