Si è tenuto a Roma, dal 16 al 20 maggio, un convegno sul tema "La vita battesimale: passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo", organizzato dall'USMI e dedicato a novizie e postulanti.
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Riportiamo di seguito le riflessioni di una nostra novizia che ha preso parte al Convegno.
Quando nella nostra vita ci capita di ricevere un regalo importante e prezioso, credo che la prima cosa che facciamo, dopo averlo scartato, è ammirarlo con stupore, soprattutto quando si tratta di una sorpresa, ringraziare il “donatore”, cominciare ad utilizzarlo scoprendo le sue molteplici funzionalità e, al tempo stesso custodirlo con cura facendo attenzione che non si rompa. In realtà la cosa più bella è che quel regalo porterà per sempre impressa in sé l’immagine di chi ce lo ha regalato, del “donatore”, anche a distanza di tempo.
Proprio come un dono ripercorro l’ultima esperienza formativa a cui ho partecipato, il Convegno di Formazione per Novizie, organizzato dall’Usmi Nazionale presso la Fraterna Domus di Roma dal 16 al 20 maggio scorso. Questa esperienza, proprio come un pacco regalo, una volta “scartato” mi ha permesso di scoprire e approfondire il significato del dono ancora più grande e prezioso contenuto in esso, il Dono del Battesimo.
“La vita battesimale, passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo” è stato il tema centrale di questi cinque intensi giorni di ascolto, riflessione, presa di coscienza, preghiera, dialogo e fraternità, dedicati a noi novizie, circa ottanta, provenienti da tutta Italia e da alcuni paesi esteri, accompagnate da circa venti formatrici e guidate da una equipe di cinque consacrati che ci hanno aiutato con i loro interventi a prendere maggiore coscienza di questo Sacramento.
Si, perché vivere con consapevolezza concreta il Battesimo significa vivere da Risorti. La vocazione di ogni cristiano è lasciarsi abitare dall’Amore. La chiamata fondamentale di tutti gli uomini è la consapevolezza di essere Figli e di vivere nel quotidiano questa relazione con il Padre: sulla vocazione comune a tutti, quella battesimale, si innesta quella particolare che il Signore ha donato a ciascuno, il matrimonio o la vita consacrata; non importa quale vocazione siamo chiamati ad incarnare perché ogni vocazione è un Dono per la Chiesa, l’importante è lasciarci mettere al posto giusto, quello che il Signore ha voluto per noi e per il bene delle anime.
Dopo il battesimo, si inaugura il tempo dell’irradiamento della luce ricevuta che è in noi, è il tempo del “laboratorio di risurrezione”, affinché tutto sia investito da questa luce, tutto sia fecondato dalla Vita Nuova, tutto sia trasformato da tanta bellezza, tutto (attività, pensieri, sentimenti, creatività, servizio, studio, formazione, ministero) passi attraverso la dinamica di morte e risurrezione: vivere in Cristo traducendoLo nella nostra esistenza, nell’agire quotidiano, a partire dagli incontri e relazioni, dagli impegni e imprevisti, e da tutto ciò che ci si presenta nella vita di volta in volta. Allora cosa bisogna fare concretamente? “Fare” forse nulla, solo lasciare agire, lasciar fare allo spirito che già è in noi, vivere in sinergia con lo Spirito Santo in una continua tensione di lotta con l’uomo vecchio e il nostro peccato, custodendo tanta bellezza, rinnovandola col Sacramento della Riconciliazione, il digiuno dei sensi e l’ascolto della Parola di Dio. Occorre farsi da parte in questo processo di “passaggio”, di conversione: quando diciamo di “Si” alla Grazia liberamente e ne siamo consapevoli, diventiamo tela su cui lo Spirito Santo disegna l’immagine di Dio, dell’Uomo Nuovo, dell’uomo spirituale, rivestendoci di Cristo. Noi da parte nostra ci impegniamo a non opporre resistenza all’opera dello Spirito. Così possiamo giungere a dire come San Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma cristo vive in me» (Gal 2,20). Tutte le volte che non acconsentiamo al movimento della Grazia quindi, viviamo secondo l’uomo vecchio.
A prova del fatto che tutti noi, possiamo vivere questa nuova Vita inaugurata dal Battesimo, la vita santa, proprio lì nello stato di vita in cui il Signore ci ha posto, è stata presentata attraverso la testimonianza di chi l’ha conosciuta, la vita di Chiara Corbella Petrillo[1], una giovane mamma romana che ha vissuto in pieno la sua vocazione di sposa e di madre, rispondendo così alla chiamata battesimale: a soli 28 anni mentre era al quinto mese della terza gravidanza, scopredi essersi ammalata di cancro. Nascerà in cielo il 13 giugno 2012, dopo aver dato alla luce il piccolo Francesco. Rispondere alla chiamata battesimale per Chiara ha significato aprirsi alla vita eterna senza paura, “giocando” la sua vita terrena secondo la dignità e la realtà di essere e sentirsi figlia di Dio secondo la parole dell’apostolo San Giovanni: «Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1Gv 3,2). Quello che siamo pertanto, siamo chiamati a diventarlo: è tutto il senso della nostra vocazione umana e di conseguenza, cristiana.
Questo convegno oltre a lasciarmi questa nuova e immensa consapevolezza, che accende ancora di più, dentro di me il desiderio di Dio, mi ha dato la certezza e la gioia di “sentirmi in cammino” con tante altre sorelle alla ricerca della Volontà di Dio, alla luce della chiamata misteriosa di Dio nei diversi carismi e spiritualità, ricevuti dai nostri Fondatori. Nei momenti liberi o di fraternità è stato bello ritrovarci per scambiare opinioni, vivere la nostra amicizia in Cristo, scherzare, ridere, passeggiare spensieratamente, raccontarci le nostre avventure, condividere il peso dell’altra. Seppure nelle diversità di cultura, di formazione, di provenienza, di “look”, ci siamo sentite sempre tutt’uno perché qualcosa di più grande, seppur misterioso, ci accomunava: la voce di Cristo che ci ha chiamate a sé e a una più perfetta sequela di Lui. I momenti di preghiera e l’Eucarestia hanno dato armonia alle nostre giornate e ci hanno permesso di entrare sempre di più in noi stesse, di interiorizzare e “assorbire” tutto quanto ci veniva suggerito attraverso le meravigliose riflessioni di Fra Emanuele, Fra Jesus, Suor Daniela, Suor Renata e Suor Serenella, che ci hanno accompagnato e tenuto per mano durante tutto il percorso.
Riconoscersi peccatori è la porta per poter entrare nell’amore misericordioso di Dio che è per tutti; guardiamo senza paura i nostri peccati, vizi, debolezze umane, fragilità e ferite e lasciamo che questi vengano “sfondati” dallo Spirito Santo facendo sì che per ogni nostro peccato si realizzi la dinamica di morte e risurrezione propria del Battesimo, in cui l’uomo vecchio è stato sepolto con Cristo per fare posto all’uomo nuovo che deve essere continuamente alimentato. Per ogni cosa e di ogni cosa, quindi gustiamo la Resurrezione! Viviamo nella mentalità pasquale sempre perché a questo siamo stati chiamati… “Il Battesimo ci ha fatti scendere agli inferi con Cristo e risorgere con Lui…col Battesimo abbiamo vissuto una fine e un inizio al tempo stesso. Nel fonte battesimale è affondato il vecchio Adamo e siamo riemersi nuovi, cristiani, figli di Dio. E in questa esistenza ognuno è finalmente se stesso, ma in modo comunionale: sei te stesso in Cristo, come i tralci sono vivi e fecondi perché uniti alla vite (Gv 15). Cristo ora vive in te, per questo tu arrivi alla tua identità più propria, più autentica, l’unica! Per capire chi siamo diventati guardiamo l’Eucaristia: è pane, ma una volta “inzuppato” di Spirito Santo, è pane della vita, perché pieno, impregnato di vita; così anche noi, con il Battesimo, siamo noi stessi (le nostre mani, il nostro volto…) ma finalmente autentici perché abitati da un seme di vita nuova, impregnati della vita di Dio che è la comunione. Pasqua allora vuol dire che non c’è più morte e che in Cristo siamo tutti risuscitati: “Io sono la risurrezione e la vita – dice il Signore- Chi crede in me anche se muore, vivrà”. D’ora in poi anche il peccato e la morte (ogni tipo di morte: fallimento, tradimento, perdita, delusione, cadute, ferite…) possono essere vissuti spiritualmente, cioè nella nuova logica del passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo, appunto come una Pasqua in cui la morte svela dove si trova la risurrezione”.
E questo vale per tutti gli uomini di buona volontà!
Auguri di buon cammino a noi novizie e a ciascuno di voi!
Nicoletta Pannico, novizia cae
[1] Per approfondire sulla sua storia, leggere testimonianze o consultare altro materiale, visita il sito www.chiaracorbellapetrillo.it