Incontro 21 maggio 2017 presso il Monastero di San Gregorio Armeno
Il 21 maggio 2016, noi Ausilairi Eucaristici ci siamo incontrati nuovamente presso il Monastero di San Gregorio Armeno.
L'incontro, guidato da Padre Carmine Mazza, ha avuto come tema di riflessione e di dibattito il discorso di Gesù durante l’Ultima Cena (Gv 16, 12 -15): un passo che è, al tempo stesso, di chiusura e di apertura; di chiusura perché Gesù di li a poco sarà condannato a morte, di apertura perché prepara quella che dovrà essere la vita per ogni uomo, a cui dà il Suo insegnamento.
Le parole di Gesù sono rassicuranti, gli apostoli non rimarranno soli: lo Spirito Santo, il Paraclito li sosterrà lungo il resto del loro cammino, cammino che essi faranno liberamente, secondo la propria specificità.
Padre Carmine ha sottolineato questo punto: non dobbiamo pensare ad un abbandono passivo alla volontà del Signore, Gesù ci indica la direzione per arrivare alla Verità, ma noi, in ogni momento, siamo liberi di sperimentare la solidità del Suo Annuncio.
Gesù inizia il suo discorso agli Apostoli affermando di avere ancora molte cose da dire, ma le rimanda perché essi non sono ancora in grado di afferrarne completamente il senso e il peso: è un’ulteriore prova di amore, aspettare che la persona amata si renda conto di ciò che avviene in essa e attorno ad essa e scelga di conseguenza che direzione dare alla propria vita.
Ognuno di noi infatti ha sperimentato come la comprensione del reale si allarghi man mano che si procede nel cammino, e più avanziamo e più ci avviciniamo alla verità, se riusciamo a dare ad ogni cosa il suo nome, a definirla nel suo vero significato.
In siffatta ottica va considerato il progetto del cristiano, la sua “vocazione”: appropriarsi di ciò che fa parte della sua natura, di ciò che gli è congeniale, di ciò che lo avvicina a Dio fino a diventare Sua Immagine.
E questo appropriarsi della realtà più profonda di noi stessi, avviene solo se guardiamo costantemente a Gesù, in modo che anche gli errori saranno ammissibili allorchè, riconoscendoli come tali, compiamo un ulteriore passo verso Dio.
La seconda parte del dibattito si è incentrata sulla domanda: come può l’uomo avvicinarsi a Dio fino a diventare tutt’uno con Lui? Quale mezzo a ha a sua disposizione per incontrare Dio?
Padre Carmine ha sollevato questa riflessione, invitandoci ad osservare il modo d'agire dell’uomo contemporaneo: ne viene fuori un uomo che aspira a possedere sempre di più, ma inesorabilmente solo, perché incapace di donarsi, cioè di amare.
La gioia consiste quindi nel donarsi, nella capacità di relazionarsi agli altri.
E l’esempio di relazione ci viene proprio dall’alto, da quello che è il mistero più profondo, la Trinità. Infatti Dio Creatore, Principio non generato, è Padre; Dio Redentore Misericordia è Persona-Figlio venuto a salvarci; Dio Consolatore w Soccorritore è Spirito, rimanendo sempre nel cuore dell’uomo.
Ancora una volta e a conclusione dell’incontro, Padre Carmine ci ha invitati a meditare sull’unica via che può portare alla salvezza l’uomo, la contemplazione di questo grandissimo mistero con un atteggiamento di fiducia e con animo paziente, generatore di speranza: “La via del bene ha un nome: si chiama Amore; in esso si può trovare la chiave di ogni speranza perché l’amore vero ha la radice in Dio stesso”. - (Beato Giovanni Paolo II)
Grazia Di Paola, Ausiliaria Eucaristica